Un atlante per immagini per raccontare la modernità, venti parole illustrate con circa 150 figure compongono questa opera che traccia un percorso del tutto originale attraverso i secoli, dal Quattrocento al Settecento. “Modernità per immagini. Venti parole per un atlante” (Carocci, 2023) è la nuova uscita della collana “I Tempi e le Forme”, una iniziativa che rientra nel Progetto di Eccellenza 2018-1022 del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa. Curato da Chiara Savettieri, professoressa di Storia della Critica d’arte, che è anche fra le autrici, il volume raccoglie contributi di vari docenti dell’Ateneo pisano: Alberto Ambrosini, Antonella Capitanio, Vincenzo Farinella, Antonella Gioli, Enrico Gullo, Sonia Maffei e Cinzia Sicca.
“Questo libro rivendica la forza delle immagini nell'esprimere certi snodi culturali importanti – spiega Chiara Savettieri – il riferimento è a Carlo Ludovico Ragghianti, grande intellettuale toscano, politico e critico d’arte, e alla sua idea di visualità che comprende ogni espressione visiva, dai graffiti della preistoria fino alla pubblicità”.
Grazie al ricco apparato iconografico, il libro offre al lettore un itinerario visivo attraverso venti parole per conoscere da una prospettiva nuova, modi e forme di essere del “moderno”. Le definizioni illustrate riguardano i termini Animale, Antico/Moderno, Artista, Città/Campagna/Paesaggio, Colore/Disegno, Corpo, Catastrofe, Esotico, Industria, Infanzia, Libertà/Rivoluzione, Melanconia, Museo, Ragione e Teatro. L’Atlante presenta per ogni parola una breve introduzione che serve a delineare in modo sintetico e generale il percorso proposto che può variare per ogni lemma. Le tavole sono accompagnate da didascalie, in alcuni casi brevi, in altre più corpose che servono per offrire chiavi di interpretazione o precisazioni che agevolino la lettura del testo visivo.
“Questo volume esula dalle convenzioni delle pubblicazioni accademiche, anche di quelle storico-artistiche – aggiunge Savettieri – Abbiamo scelto venti lemmi significativi per la modernità che trovano espressioni particolarmente emblematiche ed originali proprio nel mondo della visualità La selezione ha voluto approfondire tematiche il cui sviluppo, con svolte e anche rotture, nei secoli dell’età moderna ed oltre, mette in luce cambiamenti, dinamiche di accelerazione e di conservazione, che si irradiano fino al nostro contemporaneo e che stanno alla base di problemi e questioni attuali”.
Un atlante per immagini per raccontare la modernità, venti parole illustrate con circa 150 figure compongono questa opera che traccia un percorso del tutto originale attraverso i secoli, dal Quattrocento al Settecento. “Modernità per immagini. Venti parole per un atlante” (Carocci, 2023) è la nuova uscita della collana “I Tempi e le Forme”, una iniziativa che rientra nel Progetto di Eccellenza 2018-1022 del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa. Curato da Chiara Savettieri, professoressa di Storia della Critica d’arte, che è anche fra le autrici, il volume raccoglie contributi di vari docenti dell’Ateneo pisano: Alberto Ambrosini, Antonella Capitanio, Vincenzo Farinella, Antonella Gioli, Enrico Gullo, Sonia Maffei e Cinzia Sicca.
“Questo libro rivendica la forza delle immagini nell'esprimere certi snodi culturali importanti – spiega Chiara Savettieri – il riferimento è a Carlo Ludovico Ragghianti, grande intellettuale toscano, politico e critico d’arte, e alla sua idea di visualità che comprende ogni espressione visiva, dai graffiti della preistoria fino alla pubblicità”.
Grazie al ricco apparato iconografico, il libro offre al lettore un itinerario visivo attraverso venti parole per conoscere da una prospettiva nuova, modi e forme di essere del “moderno”. Le definizioni illustrate riguardano i termini Animale, Antico/Moderno, Artista, Città/Campagna/Paesaggio, Colore/Disegno, Corpo, Catastrofe, Esotico, Industria, Infanzia, Libertà/Rivoluzione, Melanconia, Museo, Ragione e Teatro. L’Atlante presenta per ogni parola una breve introduzione che serve a delineare in modo sintetico e generale il percorso proposto che può variare per ogni lemma. Le tavole sono accompagnate da didascalie, in alcuni casi brevi, in altre più corpose che servono per offrire chiavi di interpretazione o precisazioni che agevolino la lettura del testo visivo.
“Questo volume esula dalle convenzioni delle pubblicazioni accademiche, anche di quelle storico-artistiche – aggiunge Savettieri – Abbiamo scelto venti lemmi significativi per la modernità che trovano espressioni particolarmente emblematiche ed originali proprio nel mondo della visualità La selezione ha voluto approfondire tematiche il cui sviluppo, con svolte e anche rotture, nei secoli dell’età moderna ed oltre, mette in luce cambiamenti, dinamiche di accelerazione e di conservazione, che si irradiano fino al nostro contemporaneo e che stanno alla base di problemi e questioni attuali”.
Si svolge a Pisa il primo convegno italiano di Archeologia dell'età Contemporanea. Il 30 novembre e il 1° dicembre un centinaio di studiosi e studiose si ritrovano al Centro Congressi "Le Benedettine" (Piazza S. Paolo a Ripa D'Arno, 16) per questa iniziativa coordinata dal MAPPA Lab del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Ateneo pisano e dal Dipartimento di Ricerca e formazione umanistica dell'Università di Bari.
“A livello internazionale l’archeologia contemporanea è una disciplina che esiste da circa venti anni, in Italia siamo ancora agli inizi – spiega Francesca Anichini, una delle responsabili scientifiche dell’iniziativa – studiamo le tracce materiali contemporanee degli ultimi due secoli, fino al presente”.
Gli ambiti che sono illustrati nel convegno sono moltissimi: dalla ricostruzione dei paesaggi delle due Guerre mondiali, all’archeologia della Resistenza, sino a scenari futuribili, come l’archeologia delle missioni spaziali, nello specifico la missione Rosetta dell’Agenzia Spaziale Europea (2004-2016), o i graffiti sui muri di Venezia, quasi pagine di un libro che raccontano le storie di chi ha vissuto la città nelle sue varie fasi storiche.
“Ogni azione che facciamo lascia delle tracce; siamo tutti circondari e immersi negli oggetti, senza rendercene conto, stringiamo con loro tantissimi vincoli e relazioni– spiega Anichini – Partendo da queste tracce che ci lasciamo dietro, l’archeologia dell’età contemporanea cerca di comprendere le dinamiche che hanno caratterizzato e caratterizzano gli eventi della nostra società”.
Nella due giorni del convegno parleranno circa trenta relatori da varie università italiane e straniere e sarà possibile seguire i lavori anche online. Il programma dettagliato e il link per lo streaming sono sul sito del convegno https://sites.google.com/view/ciac23/home
Si svolge a Pisa il primo convegno italiano di Archeologia dell'età Contemporanea. Il 30 novembre e il 1° dicembre un centinaio di studiosi e studiose si ritrovano al Centro Congressi "Le Benedettine" (Piazza S. Paolo a Ripa D'Arno, 16) per questa iniziativa coordinata dal MAPPA Lab del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Ateneo pisano e dal Dipartimento di Ricerca e formazione umanistica dell'Università di Bari.
“A livello internazionale l’archeologia contemporanea è una disciplina che esiste da circa venti anni, in Italia siamo ancora agli inizi – spiega Francesca Anichini, una delle responsabili scientifiche dell’iniziativa – studiamo le tracce materiali contemporanee degli ultimi due secoli, fino al presente”.
Ricognizione archeologica a Lampedusa, sulle tracce delle migrazioni non documentate, 2021
Gli ambiti che sono illustrati nel convegno sono moltissimi: dalla ricostruzione dei paesaggi delle due Guerre mondiali, all’archeologia della Resistenza, sino a scenari futuribili, come l’archeologia delle missioni spaziali, nello specifico la missione Rosetta dell’Agenzia Spaziale Europea (2004-2016), o i graffiti sui muri di Venezia, quasi pagine di un libro che raccontano le storie di chi ha vissuto la città nelle sue varie fasi storiche.
“Ogni azione che facciamo lascia delle tracce; siamo tutti circondari e immersi negli oggetti, senza rendercene conto, stringiamo con loro tantissimi vincoli e relazioni– spiega Anichini – Partendo da queste tracce che ci lasciamo dietro, l’archeologia dell’età contemporanea cerca di comprendere le dinamiche che hanno caratterizzato e caratterizzano gli eventi della nostra società”.
Nella due giorni del convegno parleranno circa trenta relatori da varie università italiane e straniere e sarà possibile seguire i lavori anche online. Il programma dettagliato e il link per lo streaming sono sul sito del convegno https://sites.google.com/view/ciac23/home
The city of Florence is destined to imitate the virtual projection Airbnb makes of it, eventually creating an almost hybrid space of the so-called “onlife” society, neither “on” nor “off” line. This picture emerges from research published in the journal “Rivista Geografica Italiana” and is a case study into Florence’s new town planning regulations for short-term rentals in 2023. The authors, Antonello Romano of the University of Pisa and Cristina Capineri and Tiziano Bonini of the University of Siena, analysed 12,126 georeferenced advertisements and 651,515 reviews left by Airbnb users from 2010 to 2019 on Florence.
"Digital platforms, such as Airbnb, can be considered as ‘network orchestrators’ that manage the flows of data and information produced by users,” explains Romano. “In this context, reviews act as an echo chamber and shape the city, creating an increasingly marked division between areas that are well connected to global flows where all the value is concentrated, and other disconnected areas which results in an increasing polarisation and fragmentation between the centre and the suburbs.
The result is that the 5 square kilometre wide area of Florence’s historic centre, a “Unesco World Heritage site” since 1982, concentrates 62% of the offer of flats available for short-term rentals, and 70.3% of the reviews on Airbnb in 2019. This web platform placed a value on this city area, largely based on its algorithm favouring the visibility of some advertisements over others, thus according to a logic that is not entirely transparent to users.
“The platform’s algorithm,” Romano concludes, “creates a cumulative and centralising process that reiterates itself and further increases the inequalities in the urban area by confirming the value of some areas and at the same time the disvalue of others. This tension is also amplified by Airbnb’s promise to make people ‘live like locals’. While the reality is that the local urban areas have been effectively emptied of residents and the historic centres have become increasingly inhabited by ‘non-resident people’.
Antonello Romano, researcher of Economic-Political Geography at the Department of Civilisations and Forms of Knowledge of the University of Pisa, has been studying platforms and their relationship with space for ten years and is currently involved in FAIR (Future Artificial Intelligence Research), the partnership financed by PNRR funds that brings together 25 institutional and private partners led by the CNR. Besides Florence, his research focuses on different Italian cities, among them Rome, Venice, Naples, and Bologna. The research published in the journal “Rivista Geografica Italiana” is part of the 2017 Research Project of National Interest ‘Short term city: Digital platforms and Spatial justice’.
Una Firenze reale destinata ad imitare la sua proiezione virtuale su Airbnb, con il risultato alla fine di trasformare la città in uno spazio ibrido tipico della nuova società 'onlife', cioè né on né off line. Il quadro emerge da una ricerca pubblicata sulla Rivista Geografica Italiana e citata anche come caso studio nel regolamento urbanistico per gli affitti brevi del Comune di Firenze del 2023. Gli autori Antonello Romano dell’Università di Pisa e Cristina Capineri e Tiziano Bonini dell’Università di Siena, hanno analizzato 12.126 annunci georeferenziati e 651.515 recensioni lasciate dagli utenti di Airbnb dal 2010 al 2019 a Firenze.
“Le piattaforme digitali, come Airbnb, possono essere considerate come ‘orchestratori di reti’ che gestiscono i flussi di dati e di informazioni prodotti dagli utenti - spiega Romano - In questo contesto, le recensioni agiscono come una camera d’eco che plasmano la città creando una divisione sempre più marcata tra alcune parti connesse ai flussi globali dove si concentra tutto il valore e altre disconnesse con il risultato di una sempre maggiore polarizzazione e frammentazione fra centro e periferie”.
Il risultato per Firenze è che la sola area del centro storico dichiarata patrimonio dell’Unesco nel 1982, che corrisponde a circa 5 km2, è arrivata a concentrare il 62% dell’offerta, cioè degli appartamenti disponibili per gli affitti brevi, e il 70,3% delle recensioni su Airbnb nel 2019. La piattaforma ha dunque dato un valore allo spazio cittadino e lo ha fatto in gran parte in base al proprio algoritmo che favorisce la visibilità di alcuni annunci su altri, quindi secondo una logica non del tutto trasparente per gli utenti.
“L’algoritmo della piattaforma – conclude Romano – crea un processo cumulativo e accentrante che reitera se stesso e aumenta ancora di più le diseguaglianze nello spazio urbano confermando il valore di alcune zone e il disvalore di altre, un tensione ampliata anche dalla promessa di Airbnb di far "vivere come una persona del posto", il che di fatto svuota i luoghi di vita e rende i centri storici aree sempre più abitate da “popolazione non residente”.
Antonello Romano, ricercatore di Geografia Economico-politica al Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Ateneo pisano, studia da dieci anni le piattaforme e il loro rapporto con lo spazio e attualmente è coinvolto in FAIR (Future Artificial Intelligence Research), il Partenariato esteso finanziato dai fondi PNRR che mette insieme 25 partner istituzionali e privati guidati dal CNR. Oltre a Firenze le sue ricerche sono concentrate su differenti città italiane, da Roma a Venezia, Napoli, Bologna. La ricerca pubblicata sulla Rivista Geografica Italiana si inserisce nell’ambito del Progetto di ricerca di interesse nazionale 2017 'Short term city: Digital platforms and Spatial justice'.
Una Firenze reale destinata ad imitare la sua proiezione virtuale su Airbnb, con il risultato alla fine di trasformare la città in uno spazio ibrido tipico della nuova società 'onlife', cioè né on né off line. Il quadro emerge da una ricerca pubblicata sulla Rivista Geografica Italiana e citata anche come caso studio nel regolamento urbanistico per gli affitti brevi del Comune di Firenze del 2023. Gli autori Antonello Romano dell’Università di Pisa e Cristina Capineri e Tiziano Bonini dell’Università di Siena, hanno analizzato 12.126 annunci georeferenziati e 651.515 recensioni lasciate dagli utenti di Airbnb dal 2010 al 2019 a Firenze.
“Le piattaforme digitali, come Airbnb, possono essere considerate come ‘orchestratori di reti’ che gestiscono i flussi di dati e di informazioni prodotti dagli utenti - spiega Romano - In questo contesto, le recensioni agiscono come una camera d’eco che plasmano la città creando una divisione sempre più marcata tra alcune parti connesse ai flussi globali dove si concentra tutto il valore e altre disconnesse con il risultato di una sempre maggiore polarizzazione e frammentazione fra centro e periferie”.
Il risultato per Firenze è che la sola area del centro storico dichiarata patrimonio dell’Unesco nel 1982, che corrisponde a circa 5 km2, è arrivata a concentrare il 62% dell’offerta, cioè degli appartamenti disponibili per gli affitti brevi, e il 70,3% delle recensioni su Airbnb nel 2019. La piattaforma ha dunque dato un valore allo spazio cittadino e lo ha fatto in gran parte in base al proprio algoritmo che favorisce la visibilità di alcuni annunci su altri, quindi secondo una logica non del tutto trasparente per gli utenti.
“L’algoritmo della piattaforma – conclude Romano – crea un processo cumulativo e accentrante che reitera se stesso e aumenta ancora di più le diseguaglianze nello spazio urbano confermando il valore di alcune zone e il disvalore di altre, un tensione ampliata anche dalla promessa di Airbnb di far "vivere come una persona del posto", il che di fatto svuota i luoghi di vita e rende i centri storici aree sempre più abitate da “popolazione non residente”.
Antonello Romano, ricercatore di Geografia Economico-politica al Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Ateneo pisano, studia da dieci anni le piattaforme e il loro rapporto con lo spazio e attualmente è coinvolto in FAIR (Future Artificial Intelligence Research), il Partenariato esteso finanziato dai fondi PNRR che mette insieme 25 partner istituzionali e privati guidati dal CNR. Oltre a Firenze le sue ricerche sono concentrate su differenti città italiane, da Roma a Venezia, Napoli, Bologna. La ricerca pubblicata sulla Rivista Geografica Italiana si inserisce nell’ambito del Progetto di ricerca di interesse nazionale 2017 'Short term city: Digital platforms and Spatial justice'.
Il lessico della modernità. Continuità e mutamenti dal XVI al XVIII secolo (Carocci, 2023) è il nuovo libro curato di Simonetta Bassi, professoressa di Storia della Filosofia del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa. Primo volume di un’opera in due tomi, il libro offre materiali per studiare la trasformazione delle idee che costituiscono la tradizione moderna facendo emergere la dimensione plurale del moderno, punto di convergenza di tradizioni e temi eterogenei.
Pubblichiamo di seguito alcuni estratti dalla prefazione di Simonetta Bassi.
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Questa pubblicazione si inserisce nel quadro delle iniziative del progetto di Eccellenza 2018-22 del Dipartimento di Civiltà e forme del sapere, volto a indagare i fenomeni di cambiamento e persistenza nello spazio euromediterraneo, con particolare attenzione a quei momenti in cui i due aspetti sono compresenti in relazione dinamica. […]
I contributi, autonomi e presentati in ordine alfabetico e affidati ad autori diversi e di diverse generazioni, analizzano da un punto di vista multidisciplinare le trasformazioni concettuali e lessicali che descrivono l’età moderna, delineando la complessità di un mondo in continuo movimento tra confronto con il passato e consapevole progettazione del futuro.[…]
Ha preso così forma un lavoro che lungi dal presentare, come può pure apparire a una prima occhiata, “medaglioni” autonomi e irrelati, ha l’ambizione di consentire, al contrario, l’individuazione di assonanze e prospettive di lettura a volte sorprendentemente convergenti, in una impostazione multidisciplinare assicurata dal solido contributo scientifico di studiosi di filosofia, storia, letteratura, storia dell’arte, diritto: l’indagine sulle “parole dei moderni” contribuisce a delineare la complessità di un mondo costantemente “in movimento” che si richiama agli elementi di continuità per renderli matrici di mutamenti ed evoluzioni, di svolte e rivoluzioni.
Sono sette i Dipartimenti universitari di eccellenza dell’Università di Pisa ammessi al finanziamento del MUR per il quinquennio 2023-2027. Un risultato importante, che certifica la qualità della ricerca e nella progettualità scientifica dell’Ateneo pisano in alcuni dei campi che, peraltro, ne hanno scritto la storia: Biologia; Civiltà e Forme del Sapere; Filologia, Letteratura e Linguistica; Fisica; Ingegneria dell'informazione; Matematica e Scienze Veterinarie. Con Civiltà e Forme del Sapere e Ingegneria dell'informazione che ottengono questo riconoscimento per la seconda volta.
“In soli cinque anni siamo passati da due a sette dipartimenti d’eccellenza finanziati dal Ministero. Una crescita significativa, che premia il grande lavoro e le scelte fatte dal 2017 ad oggi – commenta il Rettore, Riccardo Zucchi – Di tutto ciò non posso che ringraziare il mio predecessore, i direttori dei dipartimenti, i docenti e il personale tecnico-amministrativo che hanno permesso di concretizzare un risultato importante per il nostro Ateneo e per la città”.
“Se, peraltro, sommiamo ai nostri sette, quelli ottenuti dalla Scuola Normale Superiore, dalla Scuola Superiore Sant'Anna e dalla Scuola IMT – conclude Zucchi - i dipartimenti finanziati salgono ad undici. Numero che riflette la vitalità del nostro sistema universitario, oltre che la straordinaria concentrazione di eccellenze che può vantare il nostro territorio. È da qui che adesso dobbiamo partire, per incrementare ulteriormente la qualità della nostra ricerca e la nostra capacità di attrarre studenti e giovani ricercatori”.
La graduatoria dei 180 Dipartimenti assegnatari del finanziamento è stata pubblicata ieri dall’ANVUR, l’Agenzia nazionale di valutazione del Sistema universitario e della ricerca. Complessivamente erano 14 su 20 i Dipartimenti dell’Università di Pisa ammessi alla procedura di selezione sulla base del valore dell’Indicatore Standardizzato di Performance Dipartimentale (ISPD).
In totale sono 271 i milioni di euro stanziati dal Ministero e ogni dipartimento di Eccellenza può aspirare ad essere finanziato con un budget annuale che va dai 1,620 ai 1,080 milioni di euro per cinque anni. Per i dipartimenti delle aree CUN da 1 a 9 sarà assegnato anche un budget di 250 mila euro annui vincolato a infrastrutture di ricerca.